LA POSIZIONE DI FEDERCOSTRUZIONI – DAZI – MATERIE PRIME CRITICHE – COSTI ENERGETICI – MERCATO DEL LAVORO 

Data:
30 Aprile 2025

Federcostruzioni è la Federazione di Confindustria che raggruppa le Associazioni che rappresentano i settori che insieme formano le filiere delle costruzioni: edilizia civile e infrastrutture, tecnologie e impianti per le costruzioni, materiali, progettazione, servizi innovativi e digitali per le costruzioni.

Nel 2023 il comparto nel suo insieme ha prodotto un valore di 624 mld di produzione, con 3,1 milioni di addetti. Il valore dell’export della filiera delle costruzioni è stato pari a 65,9 miliardi nell’anno 2023.

Nel 2023 i settori più dinamici in termini di valori sui mercati esteri si sono confermati essere quelli dei prodotti in ceramica, laterizi, materiali in legno e marmo con 22,8 miliardi di euro, delle produzioni meccaniche e della produzione e commercio di macchine per il movimento terra e per l’edilizia con poco più di 15 miliardi di euro, dei prodotti in metallo e siderurgia con 8 miliardi di euro, delle tecnologie elettroniche ed elettrotecniche con poco più di 5 miliardi di euro, a cui sommare servizi di ingegneria per 11,5 miliardi euro

La quota percentuale di esportazioni sul totale della produzione in valore del settore rappresenta il il 62% delle produzioni meccaniche e della produzione e commercio di macchine per il movimento terra e per l’edilizia, il 48% circa della produzione in ceramica, laterizi, materiali in legno e marmo, il 41,6% circa della produzione di prodotti metalliferi, il 30% della produzione in vetro, il 27% circa dei prodotti chimici, etc.

 

DAZI

I NUOVI SCENARI CON I DAZI AMERICANI

Le politiche protezionistiche perseguite dalla nuova Amministrazione americana marcano un cambio repentino e gravido di conseguenze per i flussi commerciali a livello mondiale.

Per ora l’America ha sospeso a partire da aprile per 90 giorni la decisione di introdurre dazi universali. Un sistema che avrebbe colpito beni e servizi provenienti da più di 150 paesi. Ha lasciato inalterati i dazi del 25% già introdotti su acciaio e alluminio provenienti dall’Europa, ma ha abbassato al 10% i dazi per beni e servizi esportati da quest’ultima. Ha quindi aumentato i dazi al 145% sulle merci provenienti dalla Cina ma ha poi escluso gli smartphone e i computer. Una girandola di decisioni contraddittorie con effetti devastanti sulle borse americane ed europee.

Secondo Confindustria l’economia italiana con dazi al 20% avrebbe una crescita dello 0.3% nel 2025.

L’export nazionale verso l’USA attiva il 7% della produzione manifatturiera nazionale, circa 90 mld, in modo diretto e indiretto.Gli Usa sono la prima destinazione extra Ue di beni, servizi e degli IDE, il secondo mercato per i beni italiani: il 10,4% del totale. La manifattura è il settore in cui i dazi hanno il maggiore impatto: rappresenta il 99,1% dell’export di beni verso gli Usa.L’Italia rischia un triplo shock: caduta della domanda Usa, frenata della domanda globale e crisi finanziaria con ripercussioni su investimenti, occupazione e debito come nel 2009. Il rischio delocalizzazione, con i dazi, è concreto: il Centro Studi Confindustria l’ha quantificato in un migliaio di grandi imprese, che sono una quota molto importante superiore alla metà dell’export verso gli Usa e danno lavoro a 1,5 milioni di addetti.

 

CRITICITA’

  • Il valore dell’export italiano verso gli USA nel 2024 è stato di 65 Mld. L’Italia è il secondo paese esportatore dopo la Germania. L’ISTAT certifica che a febbraio l’export italiano verso gli USA è diminuito del 9,6%. Nel campo specifico di Federcostruzioni sono colpiti direttamente i settori dell’acciaio, alluminio, ceramica, macchine per movimenti di terra e per l’edilizia, legno, vetro, chimica, marmo e tecnologici.
  • Se ne evince che la globalizzazione, intesa come ripartizione e specializzazione per aree geografiche dei ruoli industriali, produttivi, finanziari ed economici, che ha avuto il suo culmine alla fine degli anni ’90 e nei primi vent’anni di questo secolo, si può considerare una fase chiusa. È un bene, è un male? Chi può dirlo con certezza? Ed è proprio l’incertezza l’aspetto che maggiormente preoccupa.
  • Una scomposizione a livello globale di molte filiere produttive.
  • Un aumento delle interdipendenze tra Paesi disomogenei economicamente e a volte anche formalmente “ostili” (pensiamo a USA e Cina); a proposito di effetti benefici dell’interdipendenza ricordiamo che l’attuale Unione Europea ha la sua prima pietra nella messa in comune di due elementi strategici: carbone e acciaio (CECA – Comunità Europea Carbone e Acciaio, 1951)
  • Una minore capacità di gestione autonoma per alcune produzioni anche fondamentali (p.es. acciaio, elettronica, …)

La guerra dei dazi fra USA e Cina si inasprisce. La Cina restituisce al mittente i nuovi Boeing.  in questo modo prova a fare pressione su Washington intaccando le attività di una delle aziende di riferimento dell’economia americana e con un portafoglio ordini, da parte cinese, di 11 miliardi di dollari. Ad ogni modo, la Cina per arginare un effetto a cascata ha messo in allarme i paesi con cui ha scambi commerciali, in testa Europa, a non seguire le indicazioni della Casa Bianca. I rapporti fra Cina e Occidente sono un elemento chiave dei prossimi scenari. La Cina si è rapidamente evoluta da semplice fabbrica del pianeta in straordinario laboratorio del pianeta padroneggiando onde di innovazioni tecnologica sempre più avanzate, e consolidando una rete di catene di fornitura globale che coinvolgono numerosi paesi asiatici, tra cui Vietnam, Thailandia, Cambogia, Indonesia, Malesia, Singapore, Sud Corea. La Cina sovraproduce rispetto alla propria domanda interna. Con riferimento ad Apple: il 95% degli iPhone viene prodotto in Cina, adesso sarà spostata in India la produzione di competenza USA. Gli iPhone per il mercato statunitense saranno, dunque, dall’anno prossimo, tutti assemblati in India. Questo è perlomeno l’obiettivo di Apple, che intende così allontanarsi dalla Cina nell’ambito delle crescenti ostilità commerciali tra Pechino e Washington. Lo riporta il Financial Times.

Per le politiche commerciali Federcostruzioni PROPONE:

  1. PIANO DI INVESTIMENTI DI MEDIO-LUNGO PERIODO
    Le imprese, l’economia hanno bisogno di un contesto in cui ci siano sufficienti punti di riferimento per agire su direzioni di sviluppo e crescita; investire in attività produttive significa avere un ragionevole quadro di riferimento di medio-lungo periodo.
  2. RAFFORZAMENTO MERCATO ITALIANO E EUROPEO
    La preoccupazione è per gli effetti indiretti di distorsione dei flussi commerciali, immaginando che i prodotti siderurgici che da altri Paesi arrivavano negli USA ora saranno destinati verso altri mercati, principalmente quello europeo. Federacciai con l’associazione europea ha avanzato una richiesta alla Commissione Europea su questo fenomeno, che va monitorando.
    Contrastare il pericolo che altri paesi abitualmente esportatori verso l’USA, trovando questo mercato chiuso, possano dirottare in Europa la loro sovrapproduzione, colpendo i settori già colpiti dai dazi, unitamente al settore delcemento, non colpito direttamente dai dazi, ma che subisce concorrenza sleale da Paesi extra UETale pericolo è grande poiché più del 50% dell’export italiano avviene nell’UE.
    Si propone lo studio di meccanismi di compensazione per i settori più colpiti.
  3. DIVERSIFICAZIONE MERCATI DI SBOCCO
    Concludere accordi commerciali con mercati esteri come MERCOSUR, ma anche ad Est con India, Malesia, Vietnam e Filippine.
  4. REVISIONE ETS, REVISIONE BREF
    A LIVELLO EUROPEO il sistema ETS è strettamente legato all’energia. Entro il 2034 finiranno le quote gratuite, ma non esistono regole chiare sul futuro  su come saranno allocate le nuove quote.
    Il sistema ETS è un commercio delle emissioni progettato per chi emette anidride carbonica. Le Bref sono relazioni di riferimento elaborate nell’Unione Europea per descrivere i processi industriali, i livelli di emissione di consumo delle tecniche applicate e le migliori tecniche disponibili per la prevenzione e il controllo integrati dell’inquinamento che deriva dalle attività industriali. Oggi la competitività futura dell’industria Ceramica dipenderà da decisioni fondamentali in sede europea quali la revisione del sistema ETS sulle emissioni di CO2 e quella del Bref ceramico, Bref calcestruzzo sulle migliori tecniche disponibili e dalle iniziative di contrasto alla concorrenza internazionale sleale. Dunque, dobbiamo andare incontro ad una decarbonizzazione pragmatica abbandonando posizioni ideologiche. È urgente la revisione del sistema ETS,attualmente la speculazione trasferisce risorse dall’economia reale alla finanza e l’assenza di alternative tecnologiche trasforma l’obbligo di acquisto di quote CO2 in una tassa sulla produzione. Il commercio dell’emissioni di carbonio è un metodo comune che i paesi usano per tentare di rispettare i loro impegni nell’ambito dell’accordo di Parigi, con schemi operativi in Cina e nell’Unione Europea, mentre la nuova amministrazione americana ha stracciato gli impegni presi e si è tirata fuori. Oggi le quote di scambio per le emissioni di CO2 sono soggette a trading, spostando l’attenzione dall’economa reale alla finanza.
  5. ALLUNGARE I TEMPI PER GLI UTILIZZI DEGLI INCENTIVI PER L’INDUSTRA 5.0
    Il Piano è stato semplificato con la Legge di Bilancio 2025 e pare che i primi frutti di questa attività si inizino a cogliere con un maggiore ricorso agli incentivi per investimenti rivolti alla meccanica strumentale. Se questi segnali dovessero essere confermati potrebbe valere la pena riconsiderare l’idea di introdurre una proroga almeno fino ad APRILE 2026.
  6. PROMUOVERE L’UTILIZZO DI MATERIALI DA COSTRUZIONE A BASSO IMPATTO AMBIENTALE
    Vanno valorizzati i prodotti europei dando un indirizzo che li rendano ineludibili nella pratica degli appalti. Quello che oggi appare un indirizzo deve trasformarsi in disposizioni efficaci e giustamente remunerate per la promozione di forniture che rispettano il regolamento ETS. L’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti (e per quanto sinora documentabile) indirizza verso l’utilizzo dei CAM, ma nessuna stazione appaltante parrebbe aver considerato ad oggi l’inserimento di una specifica premialità o di criteri di preferenza per i materiali sottoposti al Regolamento ETS (Emission Trading System), ovvero i materiali che rispettano gli elevati standard di sostenibilità europei e che sono in grado di contribuire efficacemente al rispetto degli obiettivi ambientali previsti dal medesimo Codice. Si chiede che quelli che nei CAM e nel Codice sono solo indirizzi si trasformino in disposizioni efficaci di promozione delle forniture di materiali provenienti da Paesi che applicano il Regolamento ETS.
    In tal caso l’elaborazione dei prezzari regionali e specificamente i prezzi delle risorse e la metodologia di rilevazione, non potrà prescindere dalla valutazione dei costi afferenti all’ottenimento di prestazioni di sostenibilità ambientale e di efficienza energetica, ivi compreso l’approvvigionamento di materiali sostenibili e certificati, come i materiali ETS.
    Nel prezzo di riferimento dei prodotti dovranno quindi esserecompresi tutti gli oneri derivanti all’appaltatore dalla relativa fornitura franco cantiere, incluso il costo del trasporto e inclusi altresì tutti gli oneri derivanti all’appaltatore per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e di efficienza energetica secondo i principi del green public procurement.

 

MATERIE PRIME CRITICHE

  • L’imposizione di barriere daziarie comporta un aumento della complessità dei flussi di approvvigionamento e una riduzione delle convenienze economiche e logistiche:
    La tabella che segue (Fonti: IEA, USGS, WBMS, Adamas Int) mostra le principali risorse strategiche indicando Paese di estrazione e Paese di raffinazione:

    Come si vede c’è una forte concentrazione della disponibilità di risorse grezze e finite.In Italia per affrontare la tematica è stato varato il D.L. n. 84/2024 che spinge sulla ripresa dell’attività estrattiva e la circolarità.
    Stando ai giacimenti attivi la Cina non solo è la più ricca in quantità ma anche per numero di siti estrattivi.
    La Cina ha sospeso le esportazioni di terre rare pesanti e magneti, componenti cruciali per settori strategici come quello automobilistico, aerospaziale, elettronico ed elettrotecnico dei semiconduttori e della difesa. Lo scrive il New York Times nel giorno in cui il presidente cinese, in Vietnam, firma 45 accordi di cooperazione. Export bloccato verso tutti i Paesi, compreso Giappone e Germania, non solo Stati Uniti. La decisione della Cina, annunciata il 4 aprile e ora operativa, di imporre restrizioni all’esportazione delle terre rare decisive in diversi settori industriali rischia di provocare uno choc nelle catene di approvvigionamento. Pechino ha deciso di richiedere licenze speciali per l’export di sette di esse. Costituiscono la parte fondamentale nella produzione di batterie, microprocessori e circuiti. La domanda di terre rare è destinata ad aumentare da tre a sette volte nel 2040. L’Europa deve spingere sul riciclo e sulla ricerca. Uno studio di Ambrosetti calcola che dai rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche si sono ottenuti a livello globale, nel 2020, 55,5 milioni di tonnellate di materie prime critiche e la previsione è di 75 milioni di tonnellate al 2030. L’Italia nel 2021 ha riciclato il 39,4% a fronte di un target europeo del 65%. Si sottolinea che i rifiuti elettronici in Italia sono pari a 16,2 Kg pro-capite.
  • Per ovviare alla minore convenienza si può ricorrere senz’altro ad un maggiore riutilizzo (circolarità delle risorse), ma non sempre questo è possibile o in alcuni casi ha alti costi ambientali e di investimento che certo non possono essere visti solo in ottica di Paese.
  • Per esempio, per rame, litio, nickel e cobalto, materiali utilizzati in tutte le produzioni avanzate, la IEA (International Energy Agency) stima un tasso di riduzione nell’utilizzo di produzione primaria nel 2040 solo del 10%. Un altro input di riduzione di fabbisogno primario potrebbe venire dal recupero dei RAEE e da una migliore ingegnerizzazione dei prodotti finiti, elementi attualmente difficilmente quantificabili.
    Per garantire un aumento del tasso di raccolta RAEE nazionale e, conseguentemente, incrementare il livello di CRM ottenibili tramite riciclo, risulta imprescindibile intercettare i flussi informali/illegali di RAEE ed aumentare la raccolta differenziata dei RAEE. Attualmente non tutti gli attori della filiera di gestione dei RAEE presentano obblighi effettivi di rendicontazione, pertanto molti dei volumi gestiti non vengono opportunamente tracciati. Sarebbe utile introdurre nel Dlgs 49/2014 di un obbligo effettivo per chi detiene i RAEE di destinarli a impianti accreditati al CdCRAEE, con controlli efficaci e sanzioni incisive. Inoltrebisognerebbe prevedere che anche installatori e CAT(Centri Assistenza Tecnica), al pari dei distributori, siano chiamati a comunicare al CdC RAEE i quantitativi gestiti. Ulteriore azione sarebbe quella di correggere il D.lgs. 49/2014 nella parte sanzionatoria prevedendo apposita sanzione per la violazione dell’obbligo di comunicazione al Centro di Coordinamento dei dati inerenti i quantitativi di RAEE ricevuti da parte dei distributori.
  • Vale la pena di fare anche alcuni esempi di flussi di materiali (tabelle tratte da pubblicazioni di Piero Salatino et al., Dipartimento di ingegneria chimica, dei materiali e della produzione industriale, Università di Napoli Federico II) che mostrano ancora una volta la complessità delle filiere e delle sue possibili tendenze di sviluppo.

 

Utilizzo per settore

Piombo Alluminio Litio
Batterie 80% Imballaggi 25% Batterie ricaricabili 60%
Schermi radiazioni 5% Costruzioni 24% Accumulatori energia 15%
Materiali costruzione 10% Trasporti 32% Aerospazio 5%
Altro 5% Industria 13% Farmaceutica 5%
Elettronica 6% Altro 10%
Settore maturo (+0,4%) Settore crescita moderata (5%) Settore crescita rapida (13%)

 

 

Riciclo

parametro Piombo Alluminio Litio
Durabilità (anni) 7 16,5 8
Tasso riciclabilità 75% 75-88% 3%
Tasso riutilizzo (circolarità) 73% 11-33% 1%

 

Alluminio nel settore costruzioni

parametro Alluminio
Durabilità (anni) 35
Tasso riciclabilità 88%
Tasso riutilizzo (circolarità) 11%

 

  • Da notare che il tasso di riutilizzo è basso perché l’alluminio che è disponibile per il riuso è quello utilizzato 35 anni fa, quando le quantità utilizzate nelle costruzioni erano inferiori alle necessità attuali di mercato.

 

Sulla gestione dei materiali critici Federcostruzioni propone:

  • Elaborare un piano al livello nazionale inserito in un più ampio Piano europeo per la gestionedell’approvvigionamento dei MATERIALI CRITICI (metalli e minerali indispensabili per i processi produttivi come ad esempio terre rare, alluminio, grafite, acciaio …)
  • l’Unione Europea deve spingere sul riciclo e la CIRCOLARITA’ delle RISORSE e sulla ricerca.
  • elaborare un piano di ricerca industriale dedicato, da studiare e sviluppare all’interno di un tavolo congiunto con le imprese.
  • Le indagini geologiche e minerarie suggeriscono che esistono numerose riserve e depositi, tuttora non sfruttati, di materie prime critiche in diversi paesi del mondo che consentirebbero di aggirare i rischi di dipendenza dalla concentrazione delle fonti di approvvigionamento. Per citare un esempio CanadaVietnam e Brasile hanno ingenti riserve mondiali di terre rare, tuttavia la loro produzione risulta tra le più basse a livello globale. La definizione di Accordi bilaterali e partenariati strategici, individuati dalla Commissione come strumento privilegiato per la diversificazione degli approvvigionamenti nella Comunicazione “A secure and sustainable supply of criticalraw materials in support of the twin transition”, risulta quindi la strada corretta da percorrere per aggirare riduzioni delle esportazioni da parte della Cina. In particolar modo diversificare l’approvvigionamento di materie prime critiche e terre rare rivolgendosi a paesi come Australia, Canada, Brasile, Cile, Vietnam ed India consentirebbe di ridurre la dipendenza dal monopolio cinese, aggirando inoltre territori caratterizzati da una maggiore instabilità geopolitica (es. Repubblica Democratica del Congo nel caso del Cobalto) o dalla partecipazione ad aggressioni verso altri paesi (es. Russia per le terre rare). Nel contesto dei partenariati strategici l’Europa e l’Italia dovrebbero peraltro rafforzare la cooperazione con quelle giurisdizioni che condividano i medesimi valori in materia di tutela dell’ambiente e dei diritti umani, richiamati anche all’interno dei requisiti di due diligence nel nuovo Regolamento Batterie 2023/1542/UE. L’Europa potrebbe sfruttare il suo modello di cooperazione responsabile ed espandere i partenariati ad altre regioni ricche di materie prime che rispettino e si impegnino ad adeguarsi agli standard europei ad esempioper quanto riguarda le metodologie di calcolo e riduzione delle emissioni di CO2 per le materie prime. Analogamente a livello nazionale sarebbe opportuno adottare una politica che preveda l’approvvigionamento da sorgenti multiple e provenienti da diverse aree geografiche, il mantenimento di stock adeguati e l’irrobustimento della catena di fornitura con il costante e continuo monitoraggio dei tempi di fornitura. Parallelamente sarebbe necessario incentivare la diversificazione della capacità di estrazione, raffinazione e lavorazione all’interno del territorio nazionale.
  • Ulteriore approccio percorribile sarebbe l’incentivazione, tramite politiche di finanziamento e di semplificazione, di pratiche di simbiosi industriale ed economia circolare per garantire il riciclo e riuso diretto di quei prodotti chimici di scarto emessi dalle produzioni che presentano ancora un grado elevato di purezza. Anziché avviare la gestione come rifiuto degli scarti in questione sarebbe infatti preferibile attuarne una valorizzazione diretta al termine del ciclo produttivo, operazione ad oggi ostacolata dagli impedimenti amministrativi e dalla riluttanza degli operatori a non classificare come rifiuti i materiali derivanti dalle attività produttive.
  • Da ultimo si segnala per completezza la possibilità diprevedere l’incremento della dotazione impiantistica italiana per il recupero di CRM e terre rare dai rifiuti. Il territorio nazionale è infatti caratterizzato da una buona presenza di impianti di primo livello, ovvero impianti che operano il trattamento fisico-meccanico dei rifiuti, adeguata al mercato e dotata di ottime capacità di gestione. È invece riscontrabile una carenza critica di «impianti di secondo livello» sul territorio italiano in grado di poter raffinare i materiali recuperati dal trattamento meccanico dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche – RAEE o delle batterie.  Come conseguenza della scarsità di impianti sul territorio nazionale, i soggetti recuperatori sono di fatto obbligati a fare richiesta di condivisione dell’infrastruttura di riciclo impiantistica europea.

 

COSTI ENERGETICI

 

Altro tema di grande importanza e criticità è quello dell’energia.

Confindustria stima una necessità di disponibilità di energia al 2050 almeno doppia di quella attuale.

  • I costi dell’energia in Italia (aprile 2025 62,6 €/MWh, ma 143 euro/MWh gennaio 2025) sono più alti del 40% dei competitor europei.
  • Nel 2024 la media dei prezzi sul mercato del giorno prima euro/MWh erano: 108 Italia; 63 Spagna; 78 Germania; 58 Francia
  • L’aumento dei costi energetici ha colpito tutte le imprese, sia quelle ad alta intensità energetica sia quelle la cui componente energetica è parte consistente della struttura dei costi
  • Il D.L. Energia n. 19/2025 recentemente varato si presenta senza nessuna misura efficace per le Imprese. Confindustria evidenzia la gravità di questa situazione che non tutela il tessuto produttivo italiano. Non è stata approvata nessuna delle misure a costo zero proposte da Confindustria, come quella che consentirebbe nelle aree produttive di ottenere l’autorizzazione alla produzione di energia rinnovabile per auto-consumo. Dichiara Confindustria “Non ci spieghiamo, poi, come mai non sia stata ascoltata dal Parlamento la nostra istanza di eliminare il differenziale tra le quotazioni del prezzo del gas italiano e quello del Centro-Nord Europa che avrebbe ridotto i costi di circa 1,3 miliardi di euro all’anno o la nostra proposta per una release di gas e biometano per un valore di circa 600-700 milioni di euro, senza impattare sui conti pubblici o sulle bollette, che avrebbe abbassato il prezzo del gas per tre anni per le imprese italiane per accompagnarle nel percorso di decarbonizza-zione, come è stato fatto con l’Energy Release che riguarda l’elettricità». Nemmeno il Parlamento ha avuto la sensibilità di apportare i necessari correttivi, in una situazione in cui dai fallimenti delle imprese industriali emerge che al primo posto tra le principali cause c’è l’elevato costo dell’energia.
  • DISACCOPPIARE COSTI ENERGETICI IN FUNZIONE DELLE FONTI DI PRODUZIONE
    Attualmente Il prezzo del gas determina anche il prezzo dell’energia elettrica attraverso il meccanismo denominato marginal price, valido in tutta Europa. In sostanza il prezzo dell’elettricità è calcolato dal prezzo di vendita alla rete dell’energia elettrica prodotta dalla centrale turbogas più inefficiente. (Successivamente sul prezzo dell’elettricità prodotta con il gas pesano i costi della tassa carbonica, ETS, calcolata sulle emissioni di CO2 generate dalle centrali). Questo meccanismo del marginal price, fa sì che vi sia un vantaggio a favore delle centrali più efficienti ma soprattutto che si crei una rendita significativa a favore dei produttori di energie rinnovabili. Da studiare anche meccanismi alternativi come prezzi medi ponderati e aste differenziate.

Sulle questioni energetiche Federcostruzioni propone:

  • UNA VISIONE DI LUNGO PERIODO: la continua ricerca dell’efficienza energetica, la progressiva sostituzione dei combustibili fossili con energia rinnovabile (H2 e energia elettrica rinnovabile), con la possibilità di esplorare lo sviluppo dell’energia nucleare di ultima generazione e le attività di cattura, stoccaggio e riutilizzo della CO2;
  • MECCANISMI DI ENERGY RELEASE: il decreto per incentivare l’autoproduzione di energia dell’industria avvantaggia circa 4.500 imprese. Il costo si attesta su 65 euro/Mwh per tre anni a fronte della restituzione in 20 anni. Vale per le imprese Iscritte alle Casse per il settore elettrico coprendo circa ¼ dei loro consumi
  • RIVEDERE LA GAS RELEASE poiché è su un binario morto.
  • Le aziende energivore in senso stretto possono contare su diversi sistemi di tutela  che sebbene di carattere emergenziale e soggette a rinnovo  stanno funzionando. Tuttavia, si tratta di misure tampone che non garantiscono una soluzione strutturale al problema

 

MERCATO DEL LAVORO

 

Il settore si trova ad affrontare il problema della scarsità di manodopera:

  • mancanza di personale qualificato
  • complessità tecnologiche, organizzative e di processo sempre maggiori da affrontare nelle realizzazioni
  • produttività da ottimizzare e incrementare.

Oggi il GAP tra domanda e offerta ha raggiunto il 50% (Dato Confindustria).

La DIFFICOLTÀ di REPERIMENTO degli ADDETTI in vari settori

Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro resta, nella media, stabile al 47,8% soprattutto a causa della mancanza di candidati per ricoprire le posizioni lavorative aperte. Nelle costruzioni (62,1 %) il livello più alto, i profili ricercati dalle imprese edili sono dì difficile reperimento, così come nella meccatronica (59,5%), metallurgica (59,4%) e legno-mobile (57,4%). Tra le professioni intellettuali gli ingegneri (58,4%) e gli analisti e specialisti nella progettazione di applicazioni. Elevati livelli di mismatch riguardano i tecnici in campo ingegneristico e dellagestione dei processi produttivi. Nelle maestranze i fabbri ferrai costruttori di utensili e gli operai addetti alle finiture nelle costruzioni.

 

Alla luce dei dati Ocse la crescita della produttività del lavoro nel comparto edilizio non corrisponde a quella raggiunta nell’economia in generale. L’utilizzo di processi e tecnologie digitali, come il BIM sono di supporto per migliorare le prestazioni attraverso una gestione organizzativa più strutturata.

 

La conseguenza di tutto questo porta a valorizzare le innovazioni tecnologiche e, allo stesso tempo, i processi in chiave di sostenibilità e digitalizzazione. Bisogna attivare l’intero ecosistema delle costruzioni intervenendo sulla catena di fornitura e coinvolgendo gli stessi committenti progettisti e fornitori per influenzarne le scelte in ottica di sostenibilità.

 

Sulle questioni del mercato del lavoro Federcostruzioni propone:

  • Una gestione dei flussi migratori esistenti in sintonia con le necessità delle imprese. L’esperienza dell’immigrazione degli ultimi decenni insegna che spesso le persone che arrivano in Italia anche illegalmente hanno competenze e disponibilità ad imparare
  • Una riproposizione delle esperienze di formazione e inserimento nei meccanismi di flussi regolari fatte ancora a livello sperimentale, con la collaborazione di associazioni confindustriali, in Paesi come Tunisia ed Egitto
  • Incentivi per la formazione presso le scuole professionali gestite dagli enti bilaterali o da organismi riconosciuti

 

In conclusione, Federcostruzioni PROPONE:

  • Un piano di sviluppo industriale nazionale, quindi, che coinvolga tutte le categorie produttive, a partire dalle costruzioni che ha sempre rappresentato un volano economico anticiclico, e che identifichi i flussi che compongono le varie filiere in modo da riuscire ad averne la migliore gestione possibile e identifichi alcune linee di sviluppo prioritarie: per esempio la produzione e la distribuzione di energia, la disponibilità di case economicamente accessibili, infrastrutture adeguate, relazioni PA-mondo produttivo semplificate, sostenibilità sociale ed economica delle transizioni digitale ed ambientale
  • Un piano però che non può prescindere dal nostro ruolo politico ed economico nell’Unione Europea per i motivi che tutti conosciamo e che si possono riassumere nella evidente considerazione che solo il soggetto Europa può competere alla pari con gli altri soggetti globali. Ma deve essere un soggetto dotato di autonomia e completezza funzionale e non un coacervo di interessi nazionali come è ora a guidare questo percorso, che, come sottolineato nei Documenti elaborati da Mario Draghi ed Enrico Letta prevede investimenti ingenti e un ruolo di primo piano delle istituzioni europee.
  • Quelli riportati sono solo alcuni degli elementi di complicazione di una situazione che richiede, come si è detto, una capacità di visione di medio-lungo periodo, un piano condiviso e accettato da tutte le componenti sociali ed economiche: è il piano industriale strategico che Confindustria ha richiesto nelle sue interlocuzioni con le istituzioni.
  • A prescindere da come andrà a finire il “balletto” dei dazi americani e dei controdazi degli altri Paesi occorre mettere a fuoco una prospettiva, una visione  a livello nazionale ed europeo: un modello di sviluppo in cui siano garantiti gli standard che abbiamo raggiunto (si pensi, pur con i loro difetti, alla sanità, al sistema previdenziale, alla coesione sociale, alla qualità del sistema produttivo che sono il marchio a livello globale del successo dell’”esperimento” europeo) e si riesca a migliorare ancora
  • L’Europa, se volessimo fermarci alle considerazioni economiche, ha un ruolo cruciale per l’economia nazionale. Il mercato UE è ormai il riferimento principale, considerando che più del 50% dell’export italiano avviene nell’UE, e le regole europee stabiliscono oltre il 70% della normativa di riferimento.

 

Ultimo aggiornamento

1 Maggio 2025, 11:57